giovedì 29 maggio 2014

Verso un nuovo, ennesimo, imperialismo

 
immagine tratta dal sito: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-03-05/antitrust-sanzione-180-milioni-roche-e-novartis-cartello-farmaci-074705.shtml?uuid=AB03xr0


Qualche settimana fa sono andata al cinema a vedere il film "Il venditore di medicine".
E' incredibile, anche se non stupisce più, quanto le nostre esistenze siano merce disponibile nelle mani di un pugno di aziende.
La qualità dell'aria, dell'acqua, del nostro cibo, le condizioni di lavoro e di vita, i consumi, il nostro ruolo come elettori, risparmiatori. I modi in cui ci spostiamo. Tutti influenzati dalle grandi società.
Questo film mi ha fatto ripensare alla recente truffa portata avanti da Roche e Novartis, che hanno commercializzato due farmaci identici a prezzi molto diversi, indicandoli come adatti alla cura di malattie differenti. Le due multinazionali, e la cosa non stupisce, hanno accettato in questi giorni di pagare la multa di 180 milioni di euro ad esse comminata dall'Antitrust. Il danno d'immagine che deriverebbe dal protrarsi del caso sarebbe altrimenti fatale per le aziende, che vivono di immagine.
Mi è tornato alla mente anche quanto successo in Sudafrica a fine anni '90: il Paese aveva ripetutamente richiesto alle società farmaceutiche di fornire farmaci anti AIDS a prezzi accessibili alle popolazioni africane, che fossero in grado di coprire i costi di produzione ma non prevedessero un ulteriore profitto per le multinazionali. Dopo la risposta negativa, nel 1997 il governo di Nelson Mandela introdusse il Medicines Act, volto a favorire la produzione locale dei farmaci e la loro vendita a prezzi equi al fine di renderli disponibili ai malati, nel rispetto del diritto alla vita e all’accesso all’assistenza sanitaria sancito dalla Costituzione Sudafricana del 1996. 
Le aziende farmaceutiche tentarono in tutti i modi di esercitare pressioni affinché la legge fosse abrogata, ma poiché ciò non avvenne, nel 2001 il governo sudafricano venne citato in giudizio da 39 case farmaceutiche (fra le quali Bayer e Glaxo) per violazione del diritto brevettuale, garantito dall’Accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale (TRIPS) dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.
In sostegno al governo sudafricano e al diritto alla vita e alla salute contro la speculazione economica si formò un vasto movimento composto da svariate ong e attivisti di vari continenti, che parteciparono al processo, sensibilizzarono l’opinione pubblica ed esercitarono pressioni sulle case farmaceutiche. La grande attenzione che si formò attorno alla controversia e i gravi danni d’immagine a livello mondiale che questa causò alle aziende le portò infine a ritirare le azioni legali nei confronti del governo sudafricano. Anche qui dunque la necessità di non screditarsi di fronte ai consumatori (che tanto dimenticano in fretta) portò a quella che parve una vittoria.
Ma per il futuro?
Si è appena concluso il quinto ciclo dei negoziati tra UE e USA relativi al TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership - partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti). Fra le mille altre oscenità, il Trattato prevede l'istituzione di un tibunale speciale dinanzi al quale le aziende potrebbero trascinare gli Stati qualora ritenessero di aver subito un danno nei propri investimenti e profitti a causa di specifiche leggi e politiche statali (ad esempio norme che tutelano l'ambiente, la salute, i lavoratori).
Viviamo in Stati già estremamente riverenti nei confronti delle imprese, basti pensare ai numerosi decreti legge salva Ilva e salva famiglia Riva approvati dal governo italiano. Che cosa ci aspetta se il TTIP dovesse diventare realtà?

2 commenti:

  1. Queste cose fanno male, fanno ancora più male se lette da chi ogni giorno vorrebbe poter apportare il suo contributo, anche piccolo piccolo, nel campo medico, farmaceutico, diagnostico... creare nuovi farmaci, migliorare gli effetti di quelli già in commercio, ridurne il rischio per la salute, garantirne il minor costo e la massima accessibilità a tutte le classi di reddito è ciò per cui molti giovani vengono formati con tanti sacrifici e per cui spesso alcuni dedicano tutto il loro entusiasmo. Quanta amarezza.

    RispondiElimina
  2. per la storia della crisi e la scusa degli investimenti non si può accettare di tutto, ma le persone hanno diritto ad essere informate e hanno diritto di decidere sui beni comuni

    RispondiElimina