immagine tratta dal sito: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-03-05/antitrust-sanzione-180-milioni-roche-e-novartis-cartello-farmaci-074705.shtml?uuid=AB03xr0
Qualche
settimana fa sono andata al cinema a vedere il film "Il venditore di
medicine".
E'
incredibile, anche se non stupisce più, quanto le nostre esistenze siano merce
disponibile nelle mani di un pugno di aziende.
La
qualità dell'aria, dell'acqua, del nostro cibo, le condizioni di lavoro e di
vita, i consumi, il nostro ruolo come elettori, risparmiatori. I modi in cui ci
spostiamo. Tutti influenzati dalle grandi società.
Questo
film mi ha fatto ripensare alla recente truffa portata avanti da Roche e
Novartis, che hanno commercializzato due farmaci identici a prezzi molto
diversi, indicandoli come adatti alla cura di malattie differenti. Le due
multinazionali, e la cosa non stupisce, hanno accettato in questi giorni di
pagare la multa di 180 milioni di euro ad esse comminata dall'Antitrust. Il
danno d'immagine che deriverebbe dal protrarsi del caso sarebbe altrimenti
fatale per le aziende, che vivono di immagine.
Mi è tornato alla mente anche quanto
successo in Sudafrica a fine anni '90: il Paese aveva
ripetutamente richiesto alle società farmaceutiche di fornire farmaci anti AIDS
a prezzi accessibili alle
popolazioni africane, che fossero in grado di coprire i costi di produzione ma
non prevedessero un ulteriore profitto per le multinazionali. Dopo la risposta
negativa, nel 1997 il governo di Nelson Mandela introdusse il Medicines Act,
volto a favorire la produzione locale dei farmaci e la loro vendita a prezzi
equi al fine di renderli disponibili ai malati, nel rispetto del diritto alla
vita e all’accesso all’assistenza sanitaria sancito dalla Costituzione
Sudafricana del 1996.
Le aziende farmaceutiche tentarono in
tutti i modi di esercitare pressioni affinché la legge fosse abrogata, ma
poiché ciò non avvenne, nel 2001 il governo sudafricano venne citato in
giudizio da 39 case farmaceutiche (fra le quali Bayer e Glaxo) per
violazione del diritto brevettuale, garantito dall’Accordo sugli aspetti
commerciali dei diritti di proprietà intellettuale (TRIPS) dell’Organizzazione
Mondiale del Commercio.
In
sostegno al governo sudafricano e al diritto alla vita e alla salute contro la
speculazione economica si formò un vasto movimento composto da svariate ong e
attivisti di vari continenti, che parteciparono al processo, sensibilizzarono
l’opinione pubblica ed esercitarono pressioni sulle case farmaceutiche. La
grande attenzione che si formò attorno alla controversia e i gravi danni
d’immagine a livello mondiale che questa causò alle aziende le portò infine a
ritirare le azioni legali nei confronti del governo sudafricano. Anche qui
dunque la necessità di non screditarsi di fronte ai consumatori (che tanto
dimenticano in fretta) portò a quella che parve una vittoria.
Ma
per il futuro?
Si
è appena concluso il quinto ciclo dei negoziati tra UE e USA relativi al TTIP
(Transatlantic Trade and Investment Partnership - partenariato transatlantico
per il commercio e gli investimenti). Fra le mille altre oscenità, il Trattato
prevede l'istituzione di un tibunale speciale dinanzi al quale le aziende
potrebbero trascinare gli Stati qualora ritenessero di aver subito un danno nei
propri investimenti e profitti a causa di specifiche leggi e politiche statali
(ad esempio norme che tutelano l'ambiente, la salute, i lavoratori).
Viviamo
in Stati già estremamente riverenti nei confronti delle imprese, basti pensare
ai numerosi decreti legge salva Ilva e salva famiglia Riva approvati dal
governo italiano. Che cosa ci aspetta se il TTIP dovesse diventare realtà?