È di ieri la notizia che la Shell risarcirà con una cifra pari a 70 milioni di euro gli abitanti del Delta del Niger a causa dei danni ambientali ed economici procurati loro dalle perdite dei propri oleodotti.
La zona del Delta del Niger è tristemente famosa per la devastazione
del suo ecosistema.È sufficiente digitarne il nome sui motori di ricerca per
visionare le immagini di un inquinamento ambientale terrificante.I responsabili
di questo crimine sono i grandi gruppi industriali che sin dalla fine degli
anni ’60 hanno finanziato le dittature
militari locali ottenendo in cambio la libertà di sfruttare incondizionatamente
la ricchezza del sottosuolo nigeriano. I loro nomi ci sono familiari:Shell, Eni, Total, Chevron, Agip, Exxon
Mobil.Queste multinazionali hanno devastato l’area con le fuoriuscite di
petrolio,contaminato le falde acquifere,i corsi d’acqua,le foreste,i campi e
avvelenato le popolazioni con il gas
flaring (combustione del gas che genera una fiamma sopra le torri
petrolifere) la cui inalazione è cancerogena.Di conseguenza l’economia locale
ne è uscita distrutta,come la vita di tutti gli abitanti.Nel 1995 la Shell venne accusata di essere
coinvolta nell’esecuzione del leader del movimento del popolo Ogoni,Ken
Saro-Wiwa,nel corso delle proteste contro la compagnia petrolifera e chiamata a
rispondere in giudizio del proprio operato. Ne uscì con un patteggiamento,senza
ammettere alcuna responsabilità.
La notizia del risarcimento è
sicuramente positiva,ma non può certo essere sufficiente. Serve un cambiamento
radicale. Le multinazionali sono di fatto libere da vincoli giuridici specifici
e questo permette loro di contrattare con gli Stati le condizioni di produzione
che pongono loro meno limiti a discapito dei diritti più fondamentali dell’uomo.
con 70 milioni di euro non ripari i danni, getti solo un po' di fumo negli occhi, a shell è convenuto comunque, l'ambiente e le persone hanno subito danni che i soldi non possono ripagare
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